I mangaka che hanno un debole per uccidere i propri personaggi potrebbero essere classificati come un sottogenere a parte. Usano le loro penne senza pietà, evocando emozioni profonde in lettori ignari. Questi autori sono abili nel creare racconti strazianti che dimostrano come la morte possa colpire in qualsiasi momento, lasciando vulnerabili anche i personaggi più amati.
Nonostante le morti strazianti sia nel manga Attack on Titan che in Berserk, è innegabile che il mangaka dietro queste storie possieda un notevole talento per la narrazione. Di seguito è riportato un elenco di mangaka spietatamente abili che non hanno paura di uccidere i loro amati personaggi.
Questo articolo contiene spoiler ed è esclusivamente l’opinione di chi scrive. Si prega di procedere con cautela.
Akutami Gege, Miura Kentaro e altri: mangaka che amano uccidere i propri personaggi
Esuno Sakae – nessun cambiamento necessario
Con colpi di scena sapientemente realizzati, Esuno Sakae mantiene i lettori con il fiato sospeso in Future Diary, creando un’esperienza di lettura indimenticabile e avvincente. Composta da 59 capitoli, questa emozionante storia di battaglia reale è piena di morti di personaggi di forte impatto che ne aumentano l’intensità.
Nonostante le numerose morti che si verificano nel gioco, quella di Yuno Gasai risalta di più. La sua discesa nella follia, come protagonista inizialmente innocente, alla fine si conclude con una tragica fine. Ciò sottolinea la natura spietata del gioco e i sacrifici che devono essere fatti per trionfare. Ogni morte aumenta la suspense e tiene i lettori sulle spine fino allo scontro finale, consolidando il posto di Esuno Sakae tra i mangaka che non hanno paura di uccidere i propri personaggi.
Oima Yoshitoki
“In To Your Eternity, Oima Yoshitoki approfondisce i temi della vita, della morte e della trasformazione attraverso 175 capitoli. Nel manga, ci sono quasi 49 morti strazianti di personaggi che hanno un profondo impatto sia sui lettori che sul personaggio principale, Fushi. Ciò definisce Oima Yoshitoki come un mangaka che non ha paura di esplorare il concetto di perdita e mortalità nella narrazione”.
La morte di March, una giovane ragazza che si sacrifica per salvare Fushi, è un momento straordinario della storia. Questo evento rappresenta un punto di svolta per Fushi, costringendolo a confrontarsi con il valore della vita e gli effetti devastanti della perdita. L’autore, Oima, non ha paura di correre rischi narrativi audaci, intensificando ulteriormente l’impatto emotivo della storia. Attraverso la sua delicata esplorazione della mortalità, To Your Eternity diventa un viaggio accattivante e indimenticabile.
Ishida Sui
Ishida Sui, la mente dietro Tokyo Ghoul, intreccia una storia cupa e agghiacciante che abbraccia 143 capitoli nella serie originale e 179 capitoli nel suo seguito, Tokyo Ghoul: re. All’intensa trama si aggiunge l’incredibile numero di morti di circa 145. Questo mondo è afflitto da morte e dolore, e uno dei momenti più cruciali è la presunta morte di Hide, l’amico più intimo del protagonista Kaneki Ken.
L’arco del personaggio di Kaneki e i fan sono significativamente influenzati dalla morte di Hide. Ishida approfondisce con coraggio i temi della violenza e della fragilità della vita, creando una potente risonanza con la fine di ogni personaggio.
Nonostante l’elevato numero di morti, l’abilità narrativa di Ishida Sui traspare nell’uso di trame intricate e profondità emotiva, affascinando i lettori e intensificando l’impatto della narrazione. Questo è un tratto comune tra i mangaka a cui piace uccidere i propri personaggi, e Ishida Sui non fa eccezione.
7. Lo scrittore Urobuchi Gen
Nonostante la loro durata relativamente breve, i lavori di Urobuchi Gen, Fate/Zero con 25 capitoli e Madoka Magica con 12 episodi, sono noti per aver causato morti di personaggi di grande impatto. La tragica fine di Kiritsugu Emiya e Irisviel von Einzbern in Fate/Zero serve come motivazione per la ricerca del Santo Graal da parte dei personaggi.
Allo stesso modo, Madoka Magica ritrae un continuo assalto di disperazione, mentre personaggi come Mami Tomoe e Sayaka Miki vanno incontro a fini tragiche nei loro sforzi per proteggere gli altri. L’audacia di Urobuchi nello spingere i personaggi al limite si traduce in momenti inquietanti e indimenticabili.
Questo spiega perché Urobuchi Gen è uno dei mangaka a cui piace uccidere i propri personaggi, poiché la sua narrazione profonda e la profondità emotiva lasciano un’impressione duratura sul pubblico.
6.Yagi Norihiro
La spietata narrazione di Yagi Norihiro è evidente nei 157 capitoli del manga Claymore, dove i personaggi incontrano una morte prematura di fronte a orrori inimmaginabili, provocando circa 65 morti. La morte di Teresa, una rinomata Claymore, costituisce un momento decisivo che plasma le lotte dei personaggi rimanenti. È questo aspetto che colloca Yagi Norihiro tra i ranghi dei mangaka noti per la loro propensione a uccidere i propri personaggi.
L’approccio risoluto di Yagi nel sacrificare personaggi amati, come Teresa, evidenzia la dura realtà del mondo che ha creato, mantenendo i lettori con il fiato sospeso ad ogni svolta. Dall’affrontare le loro paure più recondite alla costruzione della tensione, i personaggi della serie ci ricordano costantemente che nessuno è immune. Lo stile narrativo risoluto di Yagi rende Claymore davvero un’avventura avvincente.
5. Miura Kentaro
Berserk di Miura Kentaro, che si estende su circa 364 capitoli, è noto per il suo alto numero di morti che può rivaleggiare anche con il più spietato dei mangaka. La serie è rinomata per le sue morti esplicite e selvagge, che immergono i lettori in un regno fantasy medievale cupo e cruento. Uno dei momenti più memorabili è il tradimento di Griffith e il tradimento della Banda del Falco, che spinge il protagonista Guts in cerca di vendetta.
La dedizione di Miura nel rappresentare il realismo e nell’affrontare argomenti stimolanti si traduce in un viaggio inquietante in cui anche gli individui più difficili sono costretti a confrontarsi con la durezza del destino. Ciò consolida Berserk come un’indimenticabile discesa nell’oscurità, consolidando Miura Kentaro come uno dei mangaka che sacrificano senza paura i propri personaggi per il bene della loro narrazione.
Profilo dell’autore
Nonostante il fatto che Akame ga Kill! Si estende su soli 78 capitoli, Tetsuya Tashiro non ha paura di eliminare i personaggi. Il manga sconvolge continuamente i lettori con il suo significativo bilancio delle vittime di circa 127, dimostrando il coraggio di Tashiro di infrangere le norme e superare le aspettative.
La volontà di Tashiro di sacrificare i personaggi aggiunge un crudo realismo e un elemento di imprevedibilità, garantendo che i lettori rimangano affascinati. Sheele, un amato membro di Night Raid noto per la sua gentilezza e lealtà, ha lasciato un ricordo indelebile con la sua tragica partenza.
La morte di un membro dei Night Raid è servita come un toccante promemoria dei pericoli che devono costantemente affrontare nel loro duro mondo. Questi eventi consolidano ulteriormente la reputazione di Takahiro come mangaka che non evita di uccidere i personaggi.
Isayama Hajime
L’Attacco dei Giganti di Isayama Hajime è diventato famoso per il suo ampio uso della morte dei personaggi nei suoi 139 capitoli, portando avanti l’avvincente trama. Fin dall’inizio, queste morti importanti servono a stabilire un costante senso di pericolo e imprevedibilità, mentre l’umanità lotta contro difficoltà insormontabili. Questo è il motivo per cui Isayama viene spesso raggruppato con altri mangaka che hanno un debole per uccidere i propri personaggi.
La scomparsa di Erwin Smith, l’amato leader del Survey Corps durante la battaglia di Shiganshina, ha avuto un profondo impatto e ha rappresentato un punto di svolta cruciale nella battaglia contro i Titani. La volontà di Isayama di eliminare personaggi significativi come Erwin e Sasha Braus consolida la sua reputazione di mangaka spietato che trae piacere dalla morte dei suoi personaggi. Inoltre, ciò garantisce che Attack on Titan continuerà a essere considerato un capolavoro senza tempo per le generazioni future.
Fujimoto Tatsuki
Con circa 153 capitoli, Chainsaw Man è un ottimo esempio della tendenza di Fujimoto Tatsuki ad eliminare senza paura i personaggi, provocando un totale di circa 60 morti.
Power, un essere metà umano e metà diavolo, è nota per il suo atteggiamento impavido e il suo passato straziante, che la rendono un personaggio straordinario la cui scomparsa ha lasciato un profondo impatto sui fan. La sua morte serve come un toccante promemoria del pericoloso percorso che i protagonisti devono affrontare e delle brutali verità del loro mondo.
Le audaci decisioni narrative di Fujimoto non solo rendono Chainsaw Man un’avventura emozionante e imprevedibile dall’inizio alla fine, ma mostrano anche perché appartiene a quella schiera di mangaka a cui piace correre rischi e sacrificare i propri personaggi.
Akutami Gege
Nei 267 capitoli di Jujutsu Kaisen, Akutami Gege crea magistralmente una trama piena di morti implacabili di personaggi, spingendo la narrazione con perdite scioccanti. Ogni morte, da Junpei Yoshino al destino straziante di Nanami Kento, serve come un potente promemoria del pericoloso regno delle maledizioni e dei sacrifici richiesti in combattimento.
L’approccio unico di Akutami alla narrazione, caratterizzato da scelte audaci e dal rifiuto di conformarsi, affascina i lettori e trascende i confini del manga, raccogliendo elogi e intimidazioni.
Nonostante le sfide che affronta, Akutami rimane determinato, spingendo costantemente i confini del genere e affascinando il pubblico con la narrativa accattivante e l’esplorazione dell’esperienza umana in Jujutsu Kaisen. Gege è senza dubbio uno dei mangaka più impenitentemente spietati che ha un debole per uccidere i propri personaggi.
Insomma
Nel mondo dei manga, ci sono poche cose più riconoscibili dei mangaka che eliminano coraggiosamente i propri personaggi. Che si tratti dell’intenso dramma di Death Note o dell’atmosfera inquietante di Tokyo Ghoul, questi artisti usano senza paura le loro penne per sconfiggere i personaggi amati senza alcuna esitazione.
Nonostante il loro approccio spietato, questi mangaka hanno un talento speciale nell’attirare i lettori più a fondo nelle loro narrazioni con ogni tragica perdita. L’intricata trama di Obata Takeshi e la cupa esplorazione dell’umanità di Ishida Sui li fanno risaltare come mangaka che hanno un debole per uccidere i loro personaggi. Mentre i fan girano le pagine, vengono costantemente ricordate le realtà imprevedibili e dure all’interno di questi mondi manga, creando montagne russe emotive uniche nel loro genere.
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