Anna Kendrick fa il suo debutto alla regia con un avvincente adattamento della storia vera che circonda la partecipazione di Rodney Alcala a The Dating Game del 1978. Molti critici riconoscono Woman of the Hour come un successo significativo nel genere.
Tuttavia, il film va oltre la semplice descrizione della vita di un serial killer che si è ritrovato in un game show. Si addentra nei momenti inquietanti di consapevolezza che possono sorgere nelle conversazioni quotidiane.
Questa narrazione si concentra sugli indizi sottili in scambi apparentemente innocui che possono evocare una consapevolezza agghiacciante del pericolo. Cattura la linea fragile tra un’interazione innocua e una che causa preoccupazione immediata.
Nel corso di Woman of the Hour di Anna Kendrick, in particolare tra il caos e le luci abbaglianti di un televisore, gli spettatori possono apprezzare il modo in cui la storia del killer del gioco degli appuntamenti illustra l’idea del pericolo in agguato in bella vista.
Il caso della sensazionalizzazione dei veri crimini
È risaputo che molti appassionati di true crime, in particolare quelli che producono contenuti per piattaforme come Netflix, tendono a fare lo stesso passo falso. Sentono il bisogno di amplificare storie che sono già accattivanti o difficili da credere, il che spesso porta a drammatizzazioni esagerate che fondono realtà e finzione.
Le attività criminali di Rodney Alcala sono particolarmente surreali. Fingendosi un fotografo, si ritiene che Alcala abbia ucciso fino a 130 persone, nonostante sia stato condannato per soli sette omicidi. La sua scioccante apparizione in The Dating Game nel 1978 aggiunge ulteriori strati a questa bizzarra narrazione.
Fortunatamente, Anna Kendrick, insieme allo sceneggiatore Ian McDonald, riesce a mantenere il film ancorato alla sua straordinaria autenticità.
Invece di abbellire la storia, scelgono di riorganizzare certi aspetti, come la posizione effettiva di Alcala nello show (era il numero uno invece del numero tre) e le domande spontanee poste dalla concorrente Cheryl. Queste scelte accrescono efficacemente l’orrore insito nella narrazione.
La deviazione più significativa dal resoconto fattuale è uno scenario speculativo: cosa sarebbe successo se Cheryl fosse uscita con Alcala? In realtà, ha rifiutato le sue avances poco dopo lo spettacolo, avvertendo “vibrazioni strane” da parte sua, un istinto che alla fine l’ha salvata. In questo film, tuttavia, i due condividono un drink subito dopo la registrazione.
Questo incontro fittizio non altera la realtà, ma al contrario esalta l’esplorazione della minaccia di Alcala da parte del film. Da questo punto in poi, diventa evidente che Woman of the Hour è stato creato appositamente pensando a un pubblico femminile.
Il lancio da regista di Anna Kendrick è un successo
Il film presenta quella che è probabilmente la scena più agghiacciante. Kendrick ha un talento nel ritrarre momenti andati male, mentre intreccia l’appuntamento inventato in un’esperienza inquietante. Mentre Cheryl inizia a percepire il pericolo, Woman of the Hour consolida la sua identità di autentico film horror.
Sebbene Kendrick abbia assunto il ruolo di regista dopo che Chloe Okuno ha abbandonato il progetto, ha dimostrato la sua abilità nella narrazione e la capacità di creare scenari intensi.
Sebbene Woman of the Hour non sia un film in costume di successo e non miri all’innovazione artistica, resta comunque una narrazione tesa e sconcertante che cattura il pubblico.
L’interpretazione di Cheryl da parte di Kendrick, un’attrice in difficoltà che si ritrova in The Dating Game nella sua ricerca di visibilità, è perfetta. Con la sua interpretazione distintiva e il suo fascino eccentrico, Cheryl diventa un personaggio che esemplifica quanto facilmente ci si possa trovare in situazioni pericolose.
Un assassino sotto esame
In molte narrazioni di serial killer, gli autori sono spesso raffigurati come completamente diversi dalle persone comuni: entità mostruose che simboleggiano il male. Tuttavia, in Woman of the Hour, Rodney Alcala è raffigurato semplicemente come un uomo qualunque.
Assomiglia a un collega vanaglorioso al lavoro o al vicino che dà una mano con i sollevamenti pesanti. Eppure è anche qualcuno che non sopporta l’umiliazione o il ridicolo, incanalando le sue frustrazioni in atti di violenza contro le donne.
Daniel Zovatto offre un’interpretazione stellare nel ruolo di Alcala, dando vita con efficacia a un personaggio poliedrico, dotato sia di fascino che di intelligenza, sottolineando una realtà inquietante.
Attraverso interazioni sottili, i personaggi sono ben sviluppati. Ad esempio, vediamo Alcala accendere un senso di disagio in un altro scapolo e Cheryl tentare di calmare i nervi con i truccatori. Questi momenti sono essenziali, poiché ci permettono di assecondare la nostra curiosità sui veri eventi che circondano questo caso famigerato.
Valutazione della recensione di Donna dell’ora: 4/5
Discutere dell’attuale panorama della criminalità vera spesso riporta alle controversie che circondano Netflix, ma è chiaro che Woman of the Hour è riuscita a destreggiarsi con successo in questo genere.
Spogliato di inutili drammaticità ed eccessi, gioca abilmente con le linee temporali e le prospettive per sovvertire una narrazione convenzionale. Le scene che raffigurano violenza e brutalità (di cui ce ne sono molte) sono presentate in modo diretto, senza ricorrere a tecniche appariscenti o spunti musicali esagerati.
Kendrick si astiene dal fabbricare più del necessario o dal descrivere in dettaglio aspetti raccapriccianti in modo eccessivo; al contrario, sottolinea il peso emotivo della storia. Prendi nota, Ryan Murphy.
La serie Woman of the Hour debutterà su Netflix il 18 ottobre.
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